martedì 8 gennaio 2008

10 anni fa usciva DESERT SESSIONS VOL.1

dedicare un'ora della mia giornata a parlarvi di musica in questo periodo è davvero un lusso. la tesi succhia linfa, e non mi da scampo, in compenso credo di non aver mai ascoltato cosi tanta musica come in questo periodo! la mattina accendo il pc, leggo la posta, apro il mio blog, parte la playlist e faccio la rassegna stampa dei blog amici e dei giornali on line, poi accendo autocad e fino alla sera mi dedico a lui rigettando su winamp decine di dischi.
oggi posso parlarvi di un disco, solo perchè ieri ho fatto la revisione e quindi ho le classiche 24 ore di scarico nervoso!
Sfogliando le riviste d'epoca apprendo che il gennaio 1998 è stato avaro di bei dischi (almeno che io sappia!), è stata dura scovare qualcosa di conosciuto, tra due tre titoli salvabili ho scelto il primo volume delle desert session (inizio l'ascolto :)).
nel 1997 i Kyuss, inventori dello stoner rock e suoi più grandi interpreti, mettono la parola fine alla storia della band; un vuoto a mio parere incolmabile per la scena del moderno rock mondiale, nasceranno poi band come Queens of the stone age, Slo burn ed Unida a rendere meno amara la scissione.
in attesa di partire con i Queens, josh Homme (chitarra dei Kyuss) raduna nel suo studio nel deserto americano, un gruppo di amici (componenti di Kyuss, Soundgarden, Fu manchu, Monster magnet tanto per capirci!) e registra questa session, inizialmente pubblicata su vinile da collezione e poi rieditata in cd insieme alla seconda session nella versione che sto ascoltando.
quel regalo per pochi intimi si è trasformato nel corso di questi 10 anni in un appuntamento fondamentale per gli amanti del genere (dovremmo essere arrivati al vol. 10) .
la "predica" di padre Josh apre il disco, 45 secondi di voce effettata per introdurre il sound ipnotico di basso e batteria di Girl Boy Tom, un pezzo strumentale dal sapore vagamente retrò davvero accattivante; Monkey in the middle ci riporta ad atmosfere più rilassate, pezzo per chitarra slide basso e piatti, gustosa dai tratti inspiegabilmente dark.
la sequenza di brani, piuttosto brevi è serrata, riecco presentarsi il ragazzo-a Tom a chiudere la prima parte;il lato b inizia con la splendida Cowards Way out, manca la pulizia, ma si sa il deserto è portatore di polvere, altrimenti questo pezzo non avrebbe sfigurato in qualche disco dei Pink floyd, grande poi il finale con un cambio di ritmo ed un intercedere a metà strada tra l'hard e la psichedelia.
Robotic Lunch è davvero tosta, un insieme di chitarre stonate riproduce fedelmente il mio stato mentale quando mi viene mal di testa, da psicopatici fare una cosa del genere: immaginate Les Claypool e Mike Patton sotto acido e capirete di cosa sto parlando.
ritorniamo a canoni standard, e godiamo del rock seventy di Johnny the boy, musica scarna, essenziale e per la prima volta compare la voce di Josh, siamo esattamente a metà strada dai due principali progetti del chitarrista, Queens of the stone age ed Eagles of death metal; l'epilogo di questa prime session è Screamin' Eagle, cavalcata imperiosa, adornata con un coretto da film western.
io sono di parte, li ho "visti" nascere, crescere e moltiplicarsi, nello spirito e nell'approccio rappresentano per gli anni 90 quello che black sabbath e led zeppelin hanno rappresentato dalla fine dei 60 e per tutti i 70: l'evoluzione.

voto 7.5\10

2 commenti:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

Perche non:)