domenica 6 aprile 2008

10 anni fa usciva MEZZANINE dei MASSIVE ATTACK

Stento a crederlo, ma sembra siano passati 10 anni da quello che è il miglior disco non solo dei Massive attack, ma probabilmente anche di tutto il movimento trip hop inglese (e quindi mondiale).

La tecnica che utilizzo per scrivere queste pseudo “guide all’ascolto” prevede appunto la stesura di un commento affidata al riascolto dei brani in presa diretta, confesso che in questo caso sto faticando: i giri di basso che tolgono il respiro delle iniziali Angel e Risingson mi distolgono completamente dalla scrittura e mi rapiscono, mi portano in una dimensione parallela fatta di luci cupe, atmosfere fumose abitate da uomini dal look futuristico.

Silenzio.

Un vinile sul piatto che gira, volumi che salgono, 2 loop, un pianoforte e poi la voce d’angelo; Elizabeth Frazer irrompe e purifica, è nata Teardrop: il brano della vita, quello per cui tutti ti ricorderanno, quello che farà innamorare, quello che farà ripensare a ciò che non c’è.

Il cammino prosegue, le voci sussurrate di Inertia creeps ci guidano in questo mondo da fiaba, proiezione di arabeschi misteriosi in bianco e nero; all’intervallo strumentale di Exchange succede Dissolved girl in cui alla sensuale voce di Sarah jay si contrappongono dei chitarroni distorti che ci sorprendono.

In man next door la temperatura risale, e le algide visioni postindustriali si trasformano in crepuscolari spiagge del centro america; ma eccoci di nuovo sbalzati in Inghilterra in uno dei brani più squisitamente di genere di tutto il disco; Black milk racchiude già nel titolo l’essenza del trip hop, ossia l’antitesi tra la macchina e l’uomo, tra la fredda meccanica e il calore del corpo, tra basi e campioni e cantato.

La title track è probabilmente il brano più ostico dell’intero disco, sei minuti scarsi di sussurri su base percussiva che man mano si fa sempre più convulsiva, siamo all’epilogo ed ormai ci siamo immersi nel lato più sperimentale di questo genere: la trama si fa al tempo stesso più complessa ma minimale, se non ci fosse nuovamente la femminilità di liz Frazer ad illuminarlo, Group four rimarrebbe un brano per pochi appassionati!

Un brano che per sette minuti viaggia alla stessa velocità che poi improvvisamente si velocizza fino a fermarsi e concederci gli ultimi minuti con i titoli di coda della ripresa di Exchange.

Il trip hop è il genere che meglio è riuscito a far convogliare tra i suoi fans, appassionati di genere completamenti diversi: il rockettaro da sempre poco incline all’uso dei computer nella musica non ha saputo rinunciarvi cosi come i “malati” dell’elettronica hanno dovuto fare un passo indietro e godere delle atmosfere dark e passionali di band come massive attack, portishead o lamb.

Per gli appassionati, o per chi volesse diventarlo a luglio i massive attack tornano in italia per una serie di date, tra e quali Roma: il biglietto non l’ho ancora comprato ma credo che difficilmente mi sfuggiranno!

Un bacio ai pupi. Cco

Voto: 8-\10