venerdì 8 febbraio 2008

10 anni fa usciva LINGO degli ALMAMEGRETTA

Il mio rapporto con le “anime migranti” inizia nell’estate del 1993, siamo quindi ancora lontani dall’era internet e da tutto ciò che ne consegue; non basta un click per ascoltare e conoscere, bisogna ancora affidarsi alle radio, alle riviste e nei casi più fortunati radunarsi in arene polverose ed assistere ai concerti. È la stagione dei centri sociali, della spensieratezza, delle troppe birre, della scoperta del kebab, dell’acquisizione di una coscienza politica più matura ma anche del fancazzismo più becero.

Al “villaggio globale” per cinquemila lire si offre cultura, ed io con i miei amici nella calda estate romana spesso stiamo li, a passeggiare tra gli stand di libri e cianfrusaglie etniche in attesa dell’inizio del concerto che come consuetudine non inizia mai prima delle 23,00: csi, afterhours, casino royale, Marlene kuntz, disciplinatha, 99 posse, bisca, bandabardò, ustmamò e tanti altri ridefiniscono i parametri di riferimento della musica italiana regalando entusiasmo e il risveglio dell’underground italico dopo un decennio di silenzio quasi totale.

Durante la tournee di “Animamigrante” (primo disco) sbarcano a Roma i napoletani Almamegretta, quartetto che miscela la cultura musicale napoletana ai nuovi suoni provenienti d’oltremanica (mi riferisco al trip hop e al dub), grande concerto a base di bassi pompati, napoletanità dotta e spiragli di mondo arabo; rimango folgorato da tanta innovazione, dal sapiente utilizzo delle nuove tecnologie sonore adattate, non più al mondo delle discoteche, ma per produrre musica popolare.

Con Almamegretta e 99 posse riscopro il dialetto napoletano, da parte dei primi c’è però l’aspirazione di portare la loro musica oltre i confini italiani, di far parlare le note oltre uno stupefacente Raiz, per i 99, la musica è invece il veicolo al quale aggrapparsi per manifestare la loro militanza politica: questa differenza li porterà ad intraprendere strade diverse, sempre più divergenti con gli anni.

Lingo è il terzo disco della band, editato dopo il succitato Animamigrante e Sanacore, produrranno in seguito 4\4 ed Imaginaria prima dell’uscita dalla band del cantante Raiz che intraprenderà una carriera solista; “sciuogli e’ cane” del 2003, che è cantato da diversi amici presi in prestito da altre band, risente della mancanza di unitarietà. Ad oggi rimane l’ultimo disco in studio degli Almamegretta che nel 2004 vivono sulla loro pelle la tragica scomparsa in un incidente di Stefano Facchielli meglio conosciuto come D RaD il dub-maker della band.

Ma parliamo del disco, che come si dice in questi casi è quello della svolta; è proprio D RaD a trascinare la band verso nuovi lidi, a creare quel sound che negli anni successivi diventerà il marchio di fabbrica della band. Svolta elettronica dunque, una miscela di dub, drum ‘n bass e club culture sovrapposta alla fiera napoletanità di Raiz, che però ora canta anche in inglese (simpatico il doppio flyer del cd uno con testi originali, l’altro con traduzioni da inglese e napoletano!).

Undici tracce strepitose, originali, rivoluzionarie perché dal respiro internazionale, non è necessario chiamarsi Massive Attack ed abitare a Bristol per scrivere nuove pagine di questo genere musicale; per il lancio del disco viene scelta Black Athena (quarta traccia), che crea subito rumore tra i fan della band, i conservatori gridano al tradimento, chi come me non si lascia intimidire dalle nuove sonorità rimane invece esaltato dal ritmo aggressivo, dal beat incalzante e da un relativo abbandono di quelle figure seriose che avevano caratterizzato gli Alma nei precedenti lavori.

Il disco si apre con Gramigna, una dichiarazione di intenti della band, che mette le ali e decide di volare sempre più in alto e lontano, grande basso pulsante che duetta con un Raiz sempre più affascinato dal mondo arabo; D RaD e Gennaro con Roots mettono in piedi un grande brano dub, nel quale come per la traccia precedente ci sono strofe cantate in inglese da altri ( Dave Watts ora, Julie Higgins prima).

In 47 i ritmi scendono, brano che racconta della morte di Gennaro, ventenne ucciso per un regolamento di conti, e che mette in evidenza la crisi della nostra generazione, che purtroppo sta progressivamente perdendo gli appigli a cui aggrapparsi e i valori in cui credere. Black Athena ripercorre con un nuovo mezzo di locomozione la strada di Figli di Annibale (brano comparso in Animamigrante), denunciando il razzismo che mai, dico mai è giustificato nei confronti di qualunque colore, provenienza, religione o fede politica, attraverso lo sfogo di un ipotetico uomo di colore.

Con ninas l’immersione nella dance hall è definitiva, brano dub infarcito di inserti vocali fanciulleschi e stornelli napoletani; Berberia nei suoi due minuti abbondanti seduce per la sua sensualità avvolgente, sofisticata.

Seduzione per seduzione, la voce di Raiz conquista il mio cuore, quando in Fatmah l’animo moresco del cantante, sorretto da una sezione d’archi dichiara i suoi sentimenti più intimi; il diario segreto continua ad essere letto tra le righe sofferte di En-sof, brano minimale dalla ritmica drum n’ bass.

Le percussioni tribali danno il la al brano più lungo del disco: Suonno, malgrado il titolo veniamo catapultati al centro di una pista da ballo, per sette minuti di puro sfogo dancereccio. È tempo di fermarsi, e riflettere: ancora amore nel testo di Respiro, base algida e voce calda si scontrano per mettere in risalto le pene d’amore dell’uomo al quale non basta respirare per vivere se al proprio fianco non sente il respiro della donna che ama.

Veramente un bel disco, curato, al contrario delle apparenze mai banale, con dei testi sofisticati ma soprattutto la volontà di ricerca e sperimentazione.

Voto 8-\10

Ghost track: Fratelli, duetto tra raiz e una inglesina in salsa funky.

2 commenti:

Seldon ha detto...

gli almamegretta li avevo visti al pala-argine a napoli prima che uscisse lingo. serata pessima, l'acustica non ideale del palasport unita al service non all'altezza rese cacofonici i suoni della serata. sia loro che i 99posse erano le band che ascoltava mio fratello. pur frequentando l'ambiente all'epoca preferivo ascoltare altro. un saluto cco!

ccomix ha detto...

totò, i de filippo,pino daniele, ma anche nino d'angelo mario merola e poi quel guappo di gigi d'alessio. per chi era fuori dall'interland napoletano sentire esprimere nuovi concetti, calcare nuovi lidi musicali attraverso l'uso della lingua del popolo fu veramente una sorta di risveglio dal letargo. e poi arrivarono i Baustelle! un abbraccio all'amico seldon. ciao cco